Publicaba Giorgio Agamben el 23 de octubre del año vigente del Señor el siguiente billete titulado "La guerra è la pace", cuyo título nos remite a Órguel (war is peace) al mismo tiempo que nos trae a la memoria a Heraclito de Éfeso: Guerra de todos es padre, de todos rey, y a los unos los señaló dioses, a los otros hombres, a los unos los hizo esclavos, a los otros libres.
La guerra es la paz
Entre
los horrores de la guerra que a menudo se olvidan está su
supervivencia en tiempos de paz a través de sus transformaciones
industriales. Es sabido —pero se olvida— que los alambres de púas
con los que muchos aún cercan sus campos y propiedades provienen de
las trincheras de la Primera Guerra Mundial y están manchados de la
sangre de innumerables soldados muertos;



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La guerra è la pace
Fra gli orrori della guerra che vengono spesso dimenticati è il suo sopravvivere in tempo di pace attraverso le sue trasformazioni industriali. È noto – ma lo si dimentica – che i fili spinati con cui molti ancora recingono i loro campi e le loro proprietà provengono dalle trincee della prima guerra mondiale e sono macchiati del sangue di innumerevoli soldati morti; è noto – ma lo si dimentica – che i gommoni che affollano le nostre spiagge sono stati inventati per lo sbarco delle truppe in Normandia nella seconda guerra mondiale; è noto – ma lo si dimentica – che i diserbanti in uso nell’agricoltura derivano da quelli usati dagli americani per deforestare il Vietnam; e, ultima conseguenza e di tutte peggiore, le centrali nucleari con le loro indistruggibili scorie sono la trasformazione “pacifica” delle bombe atomiche. Ed è bene ricordare, come Simone Weil aveva compreso, che la guerra esterna è sempre anche una guerra civile, che la politica estera è, in verità, una politica interna. Rovesciando la formula di Clausewitz, oggi la politica non è che un proseguimento della guerra con altri mezzi.
23 ottobre 2025

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